L’Alzheimer è una delle principali cause di demenza, colpendo milioni di persone in tutto il mondo. È una malattia neurodegenerativa progressiva che compromette gravemente la memoria, il pensiero e il comportamento.
Negli ultimi anni, l’interesse scientifico si è focalizzato sull’influenza che lo stile di vita può avere sul decorso della malattia. Le evidenze scientifiche suggeriscono che i fattori legati allo stile di vita, come l’alimentazione, l’attività fisica, la gestione dello stress e il supporto sociale, possono influenzare significativamente l’insorgenza e la progressione dell’Alzheimer.
Un recente studio condotto da Dean Ornish et al. ha analizzato come alcuni cambiamenti radicali nello stile di vita influiscono sulla progressione del lieve deterioramento cognitivo o della demenza precoce dovuta all’Alzheimer.
Lo studio
Metodo e progettazione
Lo studio è stato condotto come un trial clinico randomizzato multicentrico di fase 2 (ovvero uno studio su partecipanti volontari che vengono assegnati a caso a due gruppi diversi: un gruppo riceve il nuovo trattamento e l’altro un trattamento standard o un placebo – questo serve per avere risultati più affidabili. Lo studio è multicentrico, in quanto viene condotto in diversi ospedali o centri di ricerca, e in fase 2, in quanto il trattamento viene testato su un ampio gruppo, dopo che è stato dimostrato sicuro in un gruppo più piccolo nella fase 1) coinvolgendo pazienti di età compresa tra 45 e 90 anni con una diagnosi di lieve deterioramento cognitivo o demenza precoce dovuta all’Alzheimer e un punteggio Montreal Cognitive Assessment (MoCA) di 18 o superiore.
I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a un gruppo di intervento intensivo sullo stile di vita o a un gruppo di controllo che ha ricevuto le cure usuali. L’intervento intensivo includeva:
- Dieta a base di cibi integrali e minimamente processati (dieta vegana)
- Esercizio fisico moderato
- Tecniche di gestione dello stress
- Gruppi di supporto sociale
Risultati
Dopo 20 settimane, il gruppo di intervento ha mostrato miglioramenti significativi nelle misure cognitive e funzionali rispetto al gruppo di controllo. In particolare hanno mostrato miglioramenti nella cognizione e nella funzione:
- i test di valutazione globale del cambiamento clinico (CGIC),
- la scala di valutazione della demenza clinica (CDR-SB e CDR-Global)
- la scala di valutazione cognitiva dell’Alzheimer (ADAS-Cog)
Quello che è interessante notare è chw:
- i biomarcatori plasmatici, come il rapporto Aβ42/40, sono migliorati significativamente nel gruppo di intervento,
- il microbioma intestinale dei partecipanti nel gruppo di intervento ha mostrato cambiamenti positivi, con un aumento dei taxa microbici associati a un minor rischio di AD.
Implicazioni Cliniche
I risultati suggeriscono che un approccio multidimensionale e intensivo ai cambiamenti dello stile di vita può avere un effetto positivo significativo sulla progressione del deterioramento cognitivo nei pazienti con lieve deterioramento cognitivo o della demenza precoce dovuta all’Alzheimer. Questi risultati sono coerenti con altri studi che hanno dimostrato come i fattori legati allo stile di vita possano influenzare la salute cognitiva e cardiovascolare,
Limiti
Lo studio presenta alcune limitazioni:
- il campione di studio era relativamente piccolo e composto da pazienti che erano già altamente motivati a partecipare a cambiamenti intensivi nello stile di vita.
- l’aderenza a lungo termine a tali cambiamenti è una sfida per molti anziani e richiede ulteriori ricerche per capire se è sostenibile.
Riferimenti bibliografici
- Ornish D, et al. “Effects of intensive lifestyle changes on the progression of mild cognitive impairment or early dementia due to Alzheimer’s disease: a randomized, controlled clinical trial.” Alzheimer’s Research & Therapy, 2024. Link all’articolo completo
- Petersen RC, et al. “Mild cognitive impairment: clinical characterization and outcome.” Arch Neurol. 1999.
- Morris JC, et al. “The consortium to establish a registry for Alzheimer’s disease (CERAD): Part I. Clinical and neuropsychological assessment of Alzheimer’s disease.” Neurology. 1989.