L’Alzheimer è una malattia devastante che colpisce milioni di persone nel mondo, portando a una progressiva perdita di memoria e abilità cognitive. Tutti, anche se solo indirettamente, ne abbiamo avuto a che fare: questa malattia non solo colpisce chi ne soffre, ma anche le loro famiglie e la comunità. Nuove ricerche in campo clinico offrono tuttavia nuove speranze, che si basano sull’evidenza che alcuni individui mostrano una sorprendente resilienza alla malattia di Alzheimer.
Cos’è l’Alzheimer
L’Alzheimer è una forma di demenza che si manifesta con la perdita di memoria, difficoltà nel pensare e problemi di comportamento.
La malattia è associata due anomali nel cervello, la presenza di placche di beta-amiloide e la comparsa di grovigli di proteina tau. Le placche sono depositi anormali di proteine tra le cellule cerebrali, mentre i grovigli sono fasci di fibre di proteina tau all’interno delle cellule cerebrali. Queste anomalie interferiscono con la comunicazione tra le cellule nervose e, alla fine, causano la morte delle cellule cerebrali.
La resilienza all’alzheimer
Alcune persone, nonostante abbiano le placche e i grovigli, non sviluppano i sintomi cognitivi della malattia. Questo fenomeno è conosciuto come “resilienza all’Alzheimer”.
Comprendere la loro resilienza può aiutare la comunnità scientifica a sviluppare nuove strategie per prevenire o trattare l’Alzheimer.
Lo Studio
Un recente studio pubblicato su Acta Neuropathologica Communications ha analizzato i cambiamenti nell’espressione genica nel cervello di individui resilienti, confrontandoli con quelli affetti da Alzheimer conclamato e un gruppo di controllo sano.
Ciò che è emerso è che gli individui resilienti mostrano una maggiore espressione di geni legati ai processi mitocondriali e alle metallotioneine (proteine che proteggono le cellule dallo stress ossidativo). Contrariamente alle aspettative, non ci sono differenze significative nella risposta alle proteine non ripiegate, un processo che aiuta a mantenere la qualità delle proteine nelle cellule. Negli individuri resilienti negli astrociti le metallotioneine aumentanto.
Questi risultati suggeriscono che migliorare la funzione mitocondriale e aumentare la protezione contro lo stress ossidativo potrebbe essere cruciale per mantenere la funzione cognitiva, nonostante la presenza di patologie Alzheimer.
Implicazioni per il Futuro
Va da sè che apire i meccanismi alla base della resilienza all’Alzheimer offre nuove speranze per sviluppare terapie che potrebbero prevenire o rallentare la progressione della malattia.
Proteggere il cervello: consigli pratici
Se sei preoccupato per il tuo futuro o quello dei tuoi genitori in relazione all’Alzheimer, ci sono strategie basate sulla ricerca che possono aiutare:
- Dieta sana: Seguire una dieta ricca di antiossidanti, come frutta e verdura, può aiutare a proteggere il cervello dallo stress ossidativo. Gli antiossidanti combattono i radicali liberi, molecole che possono danneggiare le cellule cerebrali.
- Esercizio fisico: L’attività fisica regolare migliora la salute mitocondriale e può ridurre il rischio di demenza. L’esercizio fisico aumenta il flusso sanguigno al cervello e promuove la crescita di nuove cellule cerebrali.
- Attività mentale: Mantenere il cervello attivo attraverso la lettura, i giochi di logica e l’apprendimento continuo può contribuire a costruire una “riserva cognitiva”. Questa riserva può aiutare a compensare i danni cerebrali causati dall’Alzheimer.
A nostro modesto giudizio questa è un ottima notizia e scoperta: la ricerca sulla resilienza all’Alzheimer rappresenta un passo significativo verso la comprensione di come alcune persone riescano a mantenere la funzione cognitiva nonostante i cambiamenti patologici nel cervello.
Le scoperte sul ruolo delle metallotioneine e dei processi mitocondriali offrono nuove strade per la prevenzione e il trattamento della malattia, senza nulla togliere che adottare uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata, esercizio fisico regolare e attività mentali stimolanti, può aiutare a proteggere il cervello e migliorare la qualità della vita.
Riferimenti bibliografici
de Vries, L. E., Jongejan, A., Fortes, J. M., Balesar, R., Rozemuller, A. J. M., Moerland, P. D., Huitinga, I., Swaab, D. F., & Verhaagen, J. (2024). Gene-expression profiling of individuals resilient to Alzheimer’s disease reveals higher expression of genes related to metallothionein and mitochondrial processes and no changes in the unfolded protein response. Acta Neuropathologica Communications, 12(1), 1–24. https://doi.org/10.1186/s40478-024-01760-9