L’aceto, noto da millenni per il suo uso culinario e terapeutico, è stato ed è tuttora al centro di numerosi studi scientifici che ne investigano i potenziali benefici per la salute.
Con riguardo alle sue proprietà di regolazione del glucosio nel sangue abbiamo trovato una revisione narrativa del 2019 (basata su una ricerca bibliografica sui database Cochrane, MEDLINE e Web of Science per articoli pubblicati tra il 1995 e il 2018) che, arricchita con i risultati di un’ancora più recente meta-analisi (che ha analizzato i risultati di 16 studi clinici randomizzati con un totale di 910 partecipanti) illustra le evidenze scientifiche riguardanti l’assunzione di acido acetico, il componente principale dell’aceto, e il suo impatto sui parametri metabolici negli esseri umani, con un focus particolare sul diabete di tipo 2 (T2DM). In questo articolo riprendiamo i due studi e ne facciamo una sintesi dei punti salienti.
Premettiamo che chiunque soffra di disturbi metabolici e in particolare di diabete di tipo 2, per qualsiasi modifica dietetica deve fare riferimento esclusivamente al proprio medico curante o medico specialista. I nostri articoli hanno solo scopo informativo.
Meccanismi d’azione dell’acido acetico: evidenze da studi animali e umani
Studi su modelli animali hanno contribuito a chiarire come l’acido acetico possa influenzare il metabolismo del glucosio:
- Nakao et al., ad esempio, hanno dimostrato che la somministrazione di acido acetico a ratti subito dopo l’esercizio fisico aumenta significativamente il ripristino del glicogeno epatico, suggerendo che l’acido acetico possa facilitare la ricarica delle riserve energetiche post-esercizio. In altri termini l’acido acetico ha aiutato i ratti a ripristinare più rapidamente le loro riserve energetiche nel fegato dopo l’esercizio. Questo potrebbe suggerire che l’acido acetico può accelerare il recupero energetico anche negli esseri umani dopo l’attività fisica, migliorando così il ripristino delle riserve di energia utilizzabili dal corpo.
Anche studi sugli esseri umani confermano che l’aceto può avere un effetto positivo sulla regolazione glicemica.
- Mitrou et al. hanno osservato che l’assunzione di 30 ml di aceto di mele prima di un pasto ricco di carboidrati riduce la glicemia postprandiale del 20% rispetto a un placebo, un effetto particolarmente marcato nei soggetti con resistenza all’insulina.
- Johnston et al. hanno inoltre rilevato che l’aceto è efficace nel ridurre la glicemia postprandiale solo in presenza di carboidrati complessi, probabilmente grazie alla sua capacità di abbassare il pH gastrico e rallentare l’attività dell’enzima α-amilasi, fondamentale per la digestione dei carboidrati. Questo pH più basso può rallentare l’attività dell’enzima α-amilasi, che è responsabile della scomposizione dei carboidrati in zuccheri più semplici. Quando l’attività dell’α-amilasi è rallentata, la digestione dei carboidrati complessi è più lenta, il che significa che il glucosio viene rilasciato nel sangue più gradualmente. Di conseguenza, i livelli di zucchero nel sangue dopo il pasto non aumentano rapidamente, riducendo così il picco glicemico postprandiale.
- è stata osservata una diminuzione media di 35,73 mg/dL nel glucosio a digiuno, un risultato che sottolinea il potenziale dell’acido acetico come coadiuvante nella gestione del diabete.
Inoltre la meta-analisi ha evidenziato che l’acido acetico riduce anche i livelli di triacilglicerolo (noto anche come trigliceride, la forma principale in cui i grassi sono immagazzinati nel corpo). La riduzione è stata particolarmente marcata negli individui in sovrappeso o obesi, con una diminuzione media di 20,51 mg/dL nei livelli di trigliceridi. Tuttavia, non sono stati osservati effetti significativi su altri parametri metabolici, come l’HbA1c (emoglobina glicata) il colesterolo HDL e il BMI, suggerendo che gli effetti benefici dell’acido acetico potrebbero essere limitati a specifici aspetti del metabolismo lipidico e glucidico.
Limitazioni degli studi revisionati ed analizzati. Necessità di ulteriori studi
La meta-analisi ha evidenziato che:
- molti studi presentano un rischio elevato di bias e che la durata delle interazioni era spesso breve, con una media di 8 settimane
- molti studi non è stato specificato il dosaggio esatto di acido acetico somministrato
- solo uno studio ha controllato il consumo di altri alimenti ricchi di acido acetico durante il periodo di intervento.
Questi fattori limitano la generalizzabilità dei risultati e indicano la necessità di studi di più lunga durata e di maggiore qualità metodologica per confermare il ruolo dell’acido acetico nella gestione delle malattie metaboliche.
Le evidenze attuali comunque suggeriscono che l’aceto, e in particolare l’acido acetico in esso contenuto, può avere effetti benefici sul controllo glicemico e sul profilo lipidico, soprattutto nei soggetti con diabete di tipo 2 e in quelli in sovrappeso o obesi anche se non può ancora essere considerato una panacea per tutti i disturbi metabolici.
Riferimenti bibliografici
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